Come si comincia una recensione di un libro che non ti è piaciuto? Non lo so, sottraendo la grande delusione e aggiungendo qualche passaggio brillante, il risultato non arriva comunque alla sufficienza. Sono del segno zodiacale del Toro e a testa dura nessuno mi batte, soprattutto dopo l’esperienza negativa del romanzo L’inconfondibile tristezza della torta al limone e qualche “Lascia perdere, non ti piacerà”, ho scelto, andando contro tutto e tutti, di dare una seconda possibilità all’autrice. Ecco, forse era meglio ascoltare e assecondare il sesto senso. Cosa non mi ha convinto del romanzo? Purtroppo quasi tutto. Pensavo di aver inaugurato il 2018 con delle belle letture ed ecco la prima delusione e, credetemi, avrei tanto voluto amarlo. Il romanzo racconta la storia di Mona Gray, appena ventenne, che viene assunta come insegnante di matematica alle elementari. Lei è ossessionata dai numeri, tanto da farli diventare la sua arma e il suo scudo contro quel mondo che, spesso, fa fatica a comprendere. Troppo contorto il mondo e la testa di Mona, come una matassa ingarbugliata di fili che non riesci a liberare. Il lettore viene accompagnato per mano all’interno dei suoi ricordi, ti siedi a tavola con la sua famiglia e ti accorgi che il suo essere è il frutto di una situazione gelida, insapore e anaffettiva. Il problema è trovare empatia per la protagonista, per quanto abbia provato a sforzarmi, i miei tentativi sono stati vani. Mona è un contenitore di tutto ciò che è andato storto nella sua vita, a partire dalla misteriosa malattia del padre che l’ha ridotto a un corpo grigio e spento. La storia è originale, nulla da dire, ma questo non è bastato a convincermi, una bilancia che pende troppo dal piatto degli aspetti negativi che mettono in ombra quei pochi positivi. Ero preparata a cosa leggevo e non mi aspettavo di certo storie d’amore a lieto fine o personaggi facili, ma in questo romanzo tutto è aumentato a dismisura, non c’è niente che si trovi nel posto giusto. Situazioni che sfiorano la follia, o a volte la superano, rituali e gesti ripetuti per contrastare ciò che fa male, ma che risultano talmente eccessivi da far allontanare le persone. E tutti i personaggi creati dalla penna della Bender appaiono fuori dal comune, cupi, incapaci di far affezionare il lettore. Mi dispiace, probabilmente non sono un’amante delle storie fuori dal comune.
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