Non è un segreto, e la mia libreria ne è testimone, che la casa editrice Neri Pozza sia una delle mie preferite, e non è un segreto che, fazzoletti a portata di mano, ami particolarmente le storie speciali, quelle capaci di spalancare una finestra sul cuore.
Non so cosa uscirà fuori da questa recensione, e chiedo scusa se le mie parole non saranno all’altezza, ma è quello che succede ogni volta che un libro ha qualcosa da insegnarmi. Credo che la potenza di ogni storia, sia quella di lanciare un messaggio e di recapitarlo al mittente, in questo caso chiamiamolo lettore. I libri sono evasione, sono il rifugio della quotidianità, sono parole che ti entrano dagli occhi ma si dividono internamente. Ogni parola ha un peso, ha un suo effetto, e noi non facciamo altro che afferrarla e interpretarla. Un figlio appartiene a quella categoria di romanzi che non possono essere raccontati a voce, ma devono essere vissuti, sfogliati, amati. Sono troppe le emozioni, le sensazioni, che risultano essere così intense e complicate da descrivere. E non perchè non ne sei capace, è semplicemente così. Non riesci a tirare fuori quello che ti ha scosso dentro. Eppure non c’è altra spiegazione, se lo guardi con gli occhi attenti di un giudizio oggettivo, si mostra per com’è… un piccolo romanzo dotato di una copertina singolare. Un romanzo che potrebbe confondersi tra tanti, e invece no.
Guille è un bambino, quello che definirei il classico soggetto da parete, quello che non viene chiamato per tirare un pallone o per dividersi la merenda. Troppo particolare, troppo introverso, troppo solitario, questa è una delle tante etichette che gli vengono cucite addosso. Diventano un po’ la sua seconda pelle, ma a lui non interessa, a lui non importa. Il suo animo è buono, crede nella magia di Mary Poppins che, con la sua formula magica, può fare cose fantastiche e risolvere tutti i problemi. Ed è così che tutto ha inizio. Sonia, la sua insegnante, un po’ sconvolta dalla sua rivelazione, invita il padre per un colloquio. Pensa che sia singolare un bambino che desideri essere come Mary Poppins da grande. Non parte con il piede di guerra, lei vuole solo delle spiegazioni, vuole dare una risposta alle domande che frullano nel suo cervello. Ed è così che il padre, sotto consiglio di Sonia, accetta di far incontrare Guille con una psicologa infantile. E sarà così semplice, così ovvio, così spiazzante, che forse bisogna solo capovolgere l’intera situazione per risolverla. Forse non è Guille a essere un bambino “problematico”, forse il suo modo di essere, il suo modo di agire, il suo modo di vedere le cose, non sono altro che uno specchio della realtà che qualcuno vuole ignorare. Forse non è lui che deve essere salvato, forse è qualcuno vicino a lui.
La cosa strana non è tanto averla avuta davanti agli occhi per tutto il tempo e non averla riconosciuta che all'ultimo momento. La cosa veramente strana è che, quando finalmente la si scopre, la verità non permette scelte a lungo termine. Ci obbliga ad agire, quasi sempre con urgenza.
La sua psicologa si trasforma in una confidente, in un’amica, è con lei che Guille apre la sua scatola dei ricordi e le affida un tassello dopo l’altro. Attraverso i disegni di Guille si spalanca un mondo incompatibile con quello che suo padre vuole credere e far credere. Questo romanzo è di una dolcezza disarmante, di una notevole profondità che non può lasciarti indifferente. Non puoi essere più quello di prima perchè la storia del piccolo Guille ti stravolgerà la giornata. L’autore ha un talento naturale, con una manciata di pagine ci racconta la storia di un dolore, di una perdita attraverso gli occhi di un bambino e di un adulto. Lo devo ammettere, questo romanzo mi ha ingannato. Sono caduta in una trappola creata dalla mia stessa testa, convinta di avere di fronte una storia comune, una tra le tante… e mi sbagliavo. Lo consiglio a chi non ha mai perso la speranza, a chi crede nella magia di una formula che tutto può risolvere, a chi ama, a chi affronta il dolore e vorrebbe essere salvato da qualcuno.
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