Capodanno. Un gruppo di amici è pronto a trascorrere questa festività in un rifugio esclusivo e ultramoderno immerso nelle montagne innevate di Highlands. Il paesaggio è da togliere il fiato, uno spicchio di natura incontaminata dove il silenzio è assordante e la neve scende lenta sopra ogni cosa. Le premesse per un soggiorno indimenticabile ci sono tutte. O almeno così doveva essere, ma poi è successo qualcosa. E ora qualcuno manca all’appello, ma chi?
Il romanzo è diviso in due piani temporali: i giorni prima di Capodanno e i giorni seguenti. E anche i narratori cambiano in base alle vicende accadute prima e dopo l’ultimo dell’anno, infatti per il “prima” troviamo le amiche Emma, Miranda e Katie, e per il “dopo” Heather e Doug, la responsabile della tenuta e il guardiacaccia dal passato misterioso.
Fin da subito il lettore percepisce una gelosia velata, una incompatibilità tra tre amiche che hanno condiviso tanti ricordi, ma forse non così importanti. Anche se l’amicizia di questo gruppo di amici sembra resistere al passare degli anni, c’è sempre qualcosa che non torna. Come mai si respira una tensione a fior di pelle, anche mentre ricordano i vecchi tempi del college? Una malinconia mista a un sentimento incomprensibile e gelido che si intrufola sotto la lana dei maglioni. Si tratta di una felicità apparente, quasi forzata in seguito alla proposta di Emma di organizzare l’occasione perfetta per trascorrere insieme l’ultimo dell’anno. Infatti sembra l’unica a essere così emozionata e contenta, troppo coinvolta per rendere indimenticabile il soggiorno con i suoi amici. Il problema è che ognuno di loro indossa una maschera, costruita nel tempo con una fitta rete di incomprensioni e segreti inconfessabili. E il Capodanno si tingerà di rosso per giocare a carte scoperte.
Desideravo leggere un thriller, e in parte sono stata accontentata, ma non basta di certo una vittima e scoprire l’identità dell’assassino per classificarlo come tale. In questo caso mancano i colpi di scena, quelli che ti lasciano a bocca aperta e con la pelle d’oca, perché l’unico “vero” colpo di scena è quello legato alla vittima. Sicuramente l’autrice è stata brava a creare il contorno perfetto, grazie all’ambientazione carica di tensione e inserendo un pericoloso serial killer che si aggira tra le montagne di Highlands. Forse è un elemento per portarci fuori pista? Lascio a voi scoprirlo.
Un punto a favore è lo stile dell’autrice, diretto, semplice e così scorrevole da farti perdere la cognizione del tempo, oltre ore di sonno. Ho apprezzato la cura delle descrizioni e di come sono stati manovrati i personaggi, nel passato e nel presente, per arrivare al colpo di scena, ma a parte questo il libro risulta abbastanza piatto e privo di adrenalina.
Certo, in fondo l’autrice ci racconta una storia concentrata in quattro giorni, cosa non facile, ma non può essere una giustificazione per la mancanza dell’elemento principale: la suspense.
Perché alla fine nessuno di loro è mai stato davvero amico. Sembrava amicizia, ma i segreti che nascondono sono molto più forti della parola stessa.
Ve lo consiglio se cercate un giallo, e non un thriller, da portare in vacanza e da leggere anche in mezzo alla confusione. Sicuramente, con queste premesse, arriverete alla fine soddisfatti e appagati.
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