Buonasera lettori, pronti per il weekend?
Sono indietrissimo con le recensioni e ormai non è una novità, infatti oggi vi parlerò di un libro che ho letto già diverse settimane fa per una reading challenge e che purtroppo non mi ha convinto. Ora vi spiegherò meglio il perchè…

Garzanti è una di quelle case editrici che il più delle volte pubblica ottimi libri e quasi mai ne resto delusa. Nella mia libreria ho un vasto assortimento di romanzi Garzanti che custodisco con gelosia e che vado fiera di avere. Quindi potete capire la mia curiosità all’uscita di questo thriller, soprattutto anche per merito di un titolo e di una cover accattivante.
Così, quando mi sono trovata di fronte questo titolo per una challenge, ho deciso di recuperarlo e di leggerlo. Bene, diciamo che ho avuto qualche piccolo problema nei confronti di questo romanzo.

La gemella silenziosa racconta la storia di una famiglia distrutta in seguita a un terribile lutto. Sarah e Angus hanno da poco perso Lydia, una delle loro gemelle e uniche figlie. Si trascinano dietro il pesante fardello di questo inaspettato incidente e cercano di incollare di nuovo i pezzi per tenere in piedi la loro famiglia. Non è facile superare la perdita di una figlia e non lo è neanche per la gemella Kirstie, che si ritrova ancora più triste e incompleta senza la sua metà. Lydia e Kirstie ci vengono descritte dall’autrice come due gemelle perfettamente identiche, neanche un piccolo segno capace di distinguere l’una dall’altra. Sarah, la loro madre, si affidava anche a loro per riconoscerle, e si è anche fidata di Kirstie quando le ha detto che era Lydia quella a essere caduta dal balcone e morta sul colpo.
Con il passare dei mesi però qualcosa sembra peggiorare la situazione, invece di migliorarla. Si dice che il tempo aiuti a lenire le ferite, ma in questo caso il tempo sembra solo alimentare le distanze tra i membri della famiglia. E i guai iniziano quando Kirstie, con un tono da far venire i brividi, dice alla madre di non ostinarsi più nel chiamarla Kirstie perchè lei è Lydia.
Da questo momento in poi il romanzo si infittisce e dà il via a mille punti di domanda, il lettore si trova spiazzato di fronte ai continui colpi di scena e non riesce a capire da che parte stare, ma soprattutto chi ha qualcosa da nascondere e chi no.
La gemella silenziosa è un thriller psicologico che gioca con le menti dei personaggi e con quella del lettore, l’autrice è stata brava nel creare un bell’intreccio di episodi e di arrivare a un finale davvero inaspettato, anche se, a mio avviso, un po’ troppo fantasioso.
Sicuramente questo è il punto di forza del romanzo, lo è anche l’ambientazione e lo stile dell’autore. Il libro si lascia leggere con facilità, le pagine scorrono una dietro l’altra e non ho mai trovato punti morti o che mi spingessero nel mollare il libro… però non posso dire lo stesso dei personaggi.

Cos’è successo davvero il giorno in cui una delle gemelle è morta? È possibile che una madre possa non riconoscere sua figlia?

Ho provato con tutta me stessa a comprendere il dolore di questa famiglia, ho tentato di provare empatia nei confronti di Kirstie e ho cercato di avvicinarmi a Sarah per assorbire un po’ del suo dolore, ma non ci sono riuscita.
In questo romanzo uno dei temi principali è quello della perdita di un figlio. Non sono ancora madre, quindi non posso quantificare il suo dolore, ma il dolore è dolore e tutti lo possiamo provare.
Fino a una buona parte del libro mi sono sentita vicino a Sarah, e ho cercato con tutta me stessa di sorreggerla e di aiutarla per superare lo shock. Ho sentito i brividi lungo la schiena ogni volta che Kirstie sosteneva di essere Lydia, e nella mia testa iniziavo a fare mille supposizioni che si sono rivelate tutte sbagliate.
Andando avanti con la lettura mi sono resa conto di avere un serio problema nei confronti di questa famiglia e soprattutto con il personaggio della madre. Non posso concepire la figura di una madre che non riesca a riconoscere le sue figlie, anche se identiche, l’istinto materno esiste ed è impossibile non riuscire a sentirlo. Poi mi è apparsa come una donna troppo bipolare, tanto da chiedersi se la pazza non fosse lei e non la figlia. Per tutto il romanzo si ostina a curare la figlia da sola, fissandosi solo sul risolvere questo “problema” e non nel capire il dramma subito dalla piccola.Si rende conto del disagio della figlia, ma non fa niente di concreto per aiutarla.
In diversi punti mi sono trovata obbligata nel tornare indietro per capire bene il perchè di alcuni comportamenti, e altri li ho trovati un po’ forzati e ripetitivi.
Non so, non posso entrare troppo in merito a tutte le cose che non mi tornavano perchè rischierei solo di fare spoiler.
In linea di massima posso dire di essere rimasta un po’ delusa da questo romanzo, forse anche per colpa delle mie aspettative un po’ troppo alte, ma nel complesso si è rivelata una lettura abbastanza piacevole.

Lucrezia Scali
Written by Lucrezia Scali

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