Chi sei quando nessuno ti guarda?
Tempo fa avevo trovato questa frase scritta sopra la copertina di un libro e mi è tornata in mente proprio leggendo “I buoni vicini” di Sarah Langan.
Ambientato in un futuro non molto lontano, con il riscaldamento globale che bussa alla porta e una voragine che spinge e si fa spazio nel centro del parco, scatenando una vera e propria follia di massa, Sarah Langan ci dà il benvenuto a Maple Street.
Dall’esterno sembra un paradiso. Qui tutti gli abitanti si sentono dentro una bolla, protetti e al sicuro, va tutto bene finché niente cambia, ma non sanno che una terribile disgrazia è pronta a sconvolgere il loro equilibrio.
Non sono per niente buoni i vicini di questo romanzo, ogni casa illuminata ospita persone orribili, che si alimentano di pettegolezzi e si gonfiano di pregiudizi. Sono personaggi estremamente imperfetti, nascosti dietro una maschera di perbenismo per nascondere debolezze e ambiguità.
Si muovono sulle caselle di una scacchiera, mandando avanti le pedine più forti per non farsi mangiare.
Ed è in questo clima che la famiglia Wilde, l’ultima arrivata, dovrà trovare la forza di raccontare la propria verità, cercando di restare in vita in quella che è diventata una caccia alle streghe.
Scelta interessante quella di alternare la storia a interviste e articoli di giornale che fanno riferimento agli anni successivi dei terribili eventi che hanno rovinato l’intero quartiere. Il lettore così indossa la toga e si siede in aula, chiamando a testimoniare tutti i vicini, giudicando con minuziosa attenzione le loro parole e i fatti, chiudendo il processo con una sentenza inaspettata.
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