Chi è davvero Rachele? È innocente o colpevole?
💔Questa è la storia di Philip Ashley che, rimasto orfano in tenera età, viene cresciuto dal cugino maggiore Ambrose in una grande tenuta di campagna sulla costa della Cornovaglia. Il legame che li lega è autentico, forte e sincero, ma tutto cambia quando Ashley viene a conoscenza della morte precoce e sospetta di Ambrose, che si trovava, in quel momento, a Firenze perché da poco sposato con la misteriosa cugina Rachele.
📚 Queste sono le premesse iniziali del romanzo di Daphne du Maurier, autrice che mi aveva già stregato con “Rebecca, la prima moglie” e che, ancora una volta, conferma tutte le mia aspettative.
🏰 L’atmosfera che si respira, sfogliando pagina dopo pagina, ha il fascino gotico, è seducente, ma anche minacciosa e satura di tensione.
Con il tempo ho capito che, almeno per me, i pregi della scrittura di Daphne du Maurier sono quelli che molti potrebbero etichettare come difetti. Provo a spiegarmi meglio. Mia cugina Rachele è un romanzo che definirei a “rallentatore”, una storia che chiede calma, che si trascina lenta, che desidera lasciare il lettore continuamente sospeso in un limbo creato dai pensieri e dalle azioni dei protagonisti. Quella continua e stancante incertezza, il non sapere, le domande che si moltiplicano senza trovare risposta. E poi il non affezionarsi ai protagonisti, provare sensazioni contrastanti, perché fondamentalmente si resta indifferenti nei loro confronti, ma al tempo stesso è come una droga e ne siamo dipendenti. Tu vuoi sapere, devi sapere cosa è successo e vuoi conoscere la verità, ed è proprio questa l’abilità dell’autrice: insinuare il dubbio sulla figura di Rachele.
👩 Tutto quello che sappiamo viene raccontato da un unico punto di vista, ed è quindi impossibile avere la certezza non solo della natura dei fatti, ma anche delle supposizioni.
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