Incontriamo Alessandra Penna, editor della casa editrice Newton Compton, che ci racconta qualcosa di sè e ci svela i retroscena del suo lavoro.
Lavorativamente parlando? Laurea e dottorato in filosofia e un futuro che si prospettava all’università. Poi un curriculum inviato a Carocci, una casa editrice prevalentemente universitaria, e ha inizio il mio percorso nel mondo dell’editoria. Al tempo mi occupavo delle pubblicazioni di psicologia e architettura. Poi passai a Fazi e dopo due anni alla Newton Compton. Ormai lavoro nell’editoria da più di 10 anni. Personalmente? Una che ama scoprire sempre cose nuove, e che per questo ama viaggiare, leggere e si appassiona alle vite degli altri, in carne e ossa o creazioni della finzione letteraria.
La Newton Compton è una casa editrice indipendente, una delle poche rimaste. In una realtà come questa si ha la possibilità (e anche necessità) di saper fare più di una cosa. Per cui, per esempio, io mi occupo principalmente di narrativa italiana, ma non ho mai smesso di fare scouting per la narrativa straniera, per la saggistica e la varia. Venendo ai romanzi, e in particolare a quelli italiani, che seguo più da vicino, un editor è quella figura che – rappresentando un occhio esterno e più obiettivo – riesce a capire in primo luogo le potenzialità di una storia, sa quindi individuarne i punti deboli e sa fornire all’autore i consigli giusti per risolverli. Riesce, interpretando le intenzioni dell’autore e rispettandone la cifra stilistica, a rendere un romanzo migliore. Non dico il migliore possibile, perché un romanzo è sempre perfettibile. Però, a un certo punto, ananke stenai, bisogna fermarsi e pubblicare! E, ci tengo a dirlo a costo di ripetermi, un buon editor è quello che scompare dietro il romanzo al quale lavora, che si mette a servizio di quel romanzo.
Attraverso segnalazioni di agenti. Da qualche anno attraverso gli store online, attraverso consigli di una rete di conoscenti dei cui gusti so di potermi fidare. A volte – raramente ma accade – anche attraverso letture casuali. Le cose che arrivano sono tante quindi l’importante è essere attenti e capaci di cogliere quel che è buono, che ben si può inserire nel catalogo della casa editrice. L’esperienza aiuta a sviluppare capacità di valutazione e rapidità nel giudizio. Certo, si può sbagliare, ma l’errore, quando si lavora tanto, fa parte del gioco.
Cosa mi colpisce di un romanzo? La capacità dell’autore di sapermi comunicare immediatamente qualcosa. Di catturarmi con la lingua che usa o di immettermi subito in un contesto, in una situazione ben precisa, leggendo la quale mi rendo conto che sta dichiarando le sue intenzioni, che conosce l’obiettivo, che è consapevole di ciò che vuole raccontare. Non a caso gli incipit sono importanti. Perché spesso – e lo dimostrano i più famosi della storia della letteratura – nell’inizio c’è in luce tutto quanto. Andando avanti, sono attenta alla struttura, alle geometrie di un romanzo (ritengo che narrare abbia più a che fare coi numeri che con l’illuminazione…), alla coerenza dei personaggi e della storia. Ma per arrivare a questo un autore deve avermi già in parte convinto, conquistato.
È impegnativo tenere insieme tutti i pezzi del mio lavoro: scouting, editing, valutazioni, risposte, scadenze, letture. È emozionante lavorare con l’autore su un testo, intendersi, riuscire a tirar fuori il meglio dal suo lavoro. E qualche volta è emozionante sapere che anche i lettori apprezzano il risultato.
Una volta ho espresso parere negativo su un romanzo, perché non lo trovavo buono e perché era assolutamente diverso dalla linea editoriale Newton. Con un’altra casa editrice ha avuto un buon successo.
Certo, non può non esistere. Per me si tratta del primo romanzo che proposi a Raffaello Avanzini, il mio editore. Ero profondamente convinta del valore di quella storia, di quella scrittura e di quell’autrice. Se vuoi, puoi chiamarlo romanzo del cuore. Il feeling con l’autore? Credo faccia la differenza nella misura in cui consente a un autore di affidarsi, sapendo di essere in mani sicure, di avere dall’altra parte un referente che si preoccupa solo bene del romanzo. Credo di essere fortunata da questo punto di vista: mi basta una mano per contare i casi di non feeling!
Una volta, curando il romanzo di un autore – si trattava di un romanzo storico – mi capitò di imbattermi in qualche passaggio meno sobrio, un po’ “sbrodolato”, se posso usare il termine. E commentai (io scrivo sempre a penna i commenti sul primo editing) a margine, in romanesco: «Ah XXX, di che droghe t’eri fatto?». Be’, lui citò quel commento nei ringraziamenti all’editor… A proposito di feeling con gli autori e di simpatia degli addetti ai lavori!
che bello scoprire i retroscena dell’editing! intervista interessante e complimenti per il tuo nuovo angolo virtuale! 🙂
Grazie mille! Spero ti troverai bene in questo nuovo spazio virtuale 🙂
Salve, io sapevo che la newton fa parte della De Agostini e non che è indipendente. Chiarimenti?
Ciao!
Ho seguito con attenzione tutta l’intervista. Nel fare i miei complimenti all’editor Alessandra Penna, rinnovo il grazie per l’utilità che ne ho ricavato.
Un saluto, buon lavoro!
Fantastica la risposta di Alessandra all’ultima domanda 😀
Ciao cara! Molto interessante!
Laura.
Carinissimo il nuovo sito, brava!
Ma l’aneddoto con i ringraziamenti all’editor è geniale! 😀
Proprio bello il nuovo sito! ^^
Davvero una bella intervista! Complimenti a entrambe 😀
Personalmente penso che quello dell’editor sia un lavoro bellissimo, mi piacerebbe tanto farlo io stessa *-*
Grazie, molto interessante 🙂
grazie a te 🙂