Seduta su quella sedia c’è Maud Stearne. Sono trascorsi più di cinquant’anni da quella terribile storia che ha coinvolto la sua famiglia. E ora è pronta a parlare…
C’era una volta un antico maniero sperduto tra le paludi di Suffolk, proprietà di Edmund Stearne, stimato storico e padre di famiglia. E c’era anche un dipinto medievale, sepolto sotto strati di calce nella chiesa San Guthlaf.
Che cosa avranno mai in comune queste due cose?
Semplice, sono gli elementi silenziosi e protagonisti di questa storia.
Un romanzo che segue due strade: quella raccontata attraverso gli occhi di Maud, e quella delle pagine del diario di suo padre.
Se da una parte abbiamo l’evoluzione di una bambina che scoprirà presto, a sue spese, l’ingiustizia e i dispiacere del mondo che la circondano, dall’altra parte abbiamo pagine piene di parole che trasudano segreti e follia.
Il lettore respira il male che salta fuori dalla carta, non prepotentemente, ma cauto, silenzioso, quasi temesse di spaventarti all’improvviso. Senti la sua presenza, ti segue, ti lascia il tempo di assorbirlo e poi cresce, cresce e cresce ancora. E nel frattempo cresce anche Maud, una giovane donna vittima dell’epoca in cui è nata, vittima del suo sesso, vittima di un padre che limita e ti soffoca.
Ossessione, follia, incubi, superstizione, folklore, sono solo alcune delle parole che condiscono una storia tutta da scoprire. Niente è nascosto al lettore, lui sa cosa è successo fin dalla prima pagina, ma arrivarci resterà la parte più emozionante di questo viaggio.
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