A Whitechapel, degradato quartiere londinese, tra l’agosto e il novembre del 1888, cinque donne andavano incontro a un triste destino: assassinate per mano di Jack Lo Squartatore.
Inizio col dire che questo libro non racconta la storia di Jack lo Squartatore, ma delle sue vittime. Quindi, almeno per questa volta, i riflettori non sono puntati su un uomo ma sulle donne.
Polly, Annie, Elisabeth, Catherine e Mary Jane sono i nomi delle cinque donne passate alla storia per essere state delle vittime di Jack Lo Squartatore, ma loro erano molto di più. Erano donne invisibili che passeggiavano tra le strade di una Londra vittoriana, donne umili, sole, abbandonate ed erroneamente considerate delle prostitute. Come se fosse una giustificazione. Vero che una parte di loro lo era, ma erano solo delle donne fragili e sole, appartenenti alla scala sociale più bassa e che vivevano sul filo del rasoio, abbandonando i loro dispiaceri nell’alcol.
L’autrice si rifiuta di accostare la parola prostituta a queste vittime e, grazie alla sua opera, vuole restituire dignità e umanità a cinque donne invisibili. A Rubenhold non interessano i retroscena e i dettagli della loro morte, ma scrivere tutto quello che sa di queste donne e di come sono arrivate alla loro morte. Chi erano e come vivevano.
Diventiamo spettatori delle loro istantanee di vita, scopriremo come lottavano contro la povertà, le ingiustizie e i pregiudizi di una società che denigrava una donna senza uomo e senza lavoro. Era difficile togliersi di dosso una simile etichetta.
Una lettura potente e difficile da digerire, che apre gli occhi su un fatto di cronaca ancora irrisolto e che ha scosso la Londra vittoriana. Vorresti credere di trovarti di fronte a un’opera di fantasia e sperare che queste donne, barbaramente uccise durante il sonno, non siano mai esistite se non grazie alla penna dell’autrice. Purtroppo non è così, e la loro storia è solo una delle tante voci che ogni giorno chiedono aiuto.
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