I libri ti chiamano, questo è un dato di fatto. Puoi anche avere una completa libreria a tua disposizione, ma resterà sempre quella sensazione di non avere abbastanza scelta. Un po’ come quando devi uscire, apri l’armadio e tutto ti sembra inadeguato. Ecco, capitano a tutti, prima o poi, dei momenti così, dove niente sembra portarti in salvo. E poi arriva lui, il libro salvagente, quello che, inaspettatamente, ti salverà e ti cambierà la giornata.
Nell’ultimo periodo i thriller sono diventati il mio pane quotidiano, i miei migliori amici. Sinceramente non so perché, tranquilli, niente di tragico all’orizzonte o umore sotto terra, forse è il semplice bisogno di una scossa a fine giornata. Non tutte le scosse, però, sono di adrenalina, alcune sono fatte di sorrisi improvvisi e di insolita malinconia. Avviso di chiamata è arrivato al momento giusto, quando la voglia di una storia più “normale” superava di gran lunga suspance e colpi di scena.
Fin da subito il lettore entra in contatto con Eve Mozel, una donna che, oltre a essere moglie e madre, lavora come organizzatrice per eventi e il suo orologio ha da poco superato il rintocco dei quarant’anni. Ha due sorelle, Georgia e Madeline, molto diverse tra di loro, e un rapporto complicato con una madre che le ha abbandonate per rifarsi la vita con un altro uomo, e un padre che, per attutire il colpo, ha trovato conforto nell’alcool.
Tutto sembrava andare nel verso sbagliato, una madre che si allontana nel momento in cui una figlia ha bisogno di una donna a cui chiedere consigli, e un padre che tutto riesce a fare, tranne quello di offrire protezione e coraggio alle sue figlie. Tre sorelle che, invece di restare vicine e farsi forza a vicenda, hanno scelto di intraprendere strade diverse, andando avanti con la propria vita e macinando chilometri di distanza per trovare la propria identità e un nuovo equilibrio. Però, nonostante tutto, hanno sempre trovato il modo per annullare questa distanza, perché è grazie al telefono se questa famiglia riesce ancora a stare in piedi. Perché il telefono è molto di più di un oggetto, è un mezzo per parlarsi, per confrontarsi, per arrabbiarsi e, perché no, anche per piangere. Ogni decisione, ogni disgrazia, ogni notizia positiva o meno, viene sempre fatta rimbalzare da un orecchio all’altro.
Avviso di chiamata è un romanzo che ha fatto delle conversazioni la sua arma vincente, perché è nell’immediatezza della parola la parte più esplosiva delle emozioni. E, credetemi, in questo libro ne troverete di ogni tipo. Io ci sono cascata, pensando di trovarmi davanti a un romanzo leggero e divertente, e invece mi ha travolto inaspettatamente con una valanga, sì, di umorismo, ma per camuffare meglio i temi trattati.
Perché ci troviamo davanti a una famiglia come tante, che si sfalda e deve convivere con quelle crepe che rischiano di allargarsi sempre di più. Le disgrazie sembrano il loro pane quotidiano, l’unico modo per restare unite e per trovare la forza di affrontare tutte le avversità che continuano a precipitare senza preavviso. Proprio come i problemi al lavoro, le complicazioni amorose e non, la vecchiaia e la demenza senile del padre. Ognuno ha un suo ruolo, ma è sempre Eve quella che apre la fila ed è la prima a doversi fare carico di ogni situazione. Perché, anche se fa male, anche se ci hanno feriti, anche se sembra tutto inutile, l’amore resta. Ed è proprio l’amore l’unica ancora di salvezza in un mondo che è sempre pronto a colpirci di schiena.
Un romanzo che saprà conquistarvi con la sua semplicità, perché la storia di una famiglia “qualsiasi” non è mai una semplice storia.
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