•Eppure nella vita bisogna pur affrontare le sfide. Altrimenti si chiamano passeggiate•
Esistono storie che devono essere raccontate. Esistono storie che ti rincorrono ancora prima di conoscerti. Esistono storie che fai accomodare nella tua vita e sai già che non se ne andranno facilmente. Certi incontri nascono in modo così inaspettato e immediato che fai fatica a contenerli. Galeotto fu Instagram e i suoi suggerimenti, proprio così sono inciampata per la prima volta nel profilo di Valentina Tomirotti. Una donna e un nome per me sconosciuti, uno dei tanti volti che incontri nel web per curiosità e, perchè no, anche un po’ per noia. Non sapevo niente di lei, eppure nelle sue parole sentivo di navigarci da sempre.
Ho letto il suo romanzo con una mano sul cuore e una sulla pancia. Mi servivano entrambe per entrare nel suo mondo, per tuffarmi in questi dodici mesi che raccontano di lei, della sua famiglia, della sua vita, delle sue passioni.
Valentina ha scritto un libro che, passatemi il termine, chiamerei manuale di sopravvivenza. Perché nessuno nasce con un libretto d’istruzioni in comodato d’uso e nessuno sa cosa troverà in questo mondo che è tanto bello quanto complicato. Valentina è senza peli sulla lingua, se deve dirti una cosa te la dice senza troppi giri di parole. La vita è una, così breve che non c’è tempo per rincorrere chi non ci vuole accanto o per dire “non ce la faccio”. Si può tutto, certo, non senza aver versato qualche lacrima amara o cuore spezzato, ma c’è sempre una via di uscita. Un altro (d)anno è un romanzo diretto, sincero, vero, umano e leggero. L’autrice non si nasconde dietro una bella facciata, lei si apre al lettore in un modo così limpido e pulito che vorrei abbracciarla di persona per dirle grazie. Valentina ci confida tutti i pro e i contro della sua “condizione”, ma senza mai cadere in tutte quelle serie di perché che ti logorano il cervello e ti lasciano ferma dove sei. Anzi, ne ha fatto un punto di partenza e non di arrivo. Si racconta, mette insieme file di parole che sfiorano ricordi e sogni e superano tutti gli ostacoli che piegherebbero ognuno di noi. Perché è così, Valentina è coraggiosa. Nata già con la corazza e uno scudo di ironia per conquistare il suo presente.
Ho centellinato ogni pagina, un senso di vuoto si impossessava di me ogni mese che terminavo e la bozza di un sorriso cercava di darmi conforto. Perché questo è un romanzo che fa bene al cuore, perchè Un altro (d)anno è verità.
Ho letto il suo romanzo con una mano sul cuore e una sulla pancia. Mi servivano entrambe per entrare nel suo mondo, per tuffarmi in questi dodici mesi che raccontano di lei, della sua famiglia, della sua vita, delle sue passioni.
Valentina ha scritto un libro che, passatemi il termine, chiamerei manuale di sopravvivenza. Perché nessuno nasce con un libretto d’istruzioni in comodato d’uso e nessuno sa cosa troverà in questo mondo che è tanto bello quanto complicato. Valentina è senza peli sulla lingua, se deve dirti una cosa te la dice senza troppi giri di parole. La vita è una, così breve che non c’è tempo per rincorrere chi non ci vuole accanto o per dire “non ce la faccio”. Si può tutto, certo, non senza aver versato qualche lacrima amara o cuore spezzato, ma c’è sempre una via di uscita. Un altro (d)anno è un romanzo diretto, sincero, vero, umano e leggero. L’autrice non si nasconde dietro una bella facciata, lei si apre al lettore in un modo così limpido e pulito che vorrei abbracciarla di persona per dirle grazie. Valentina ci confida tutti i pro e i contro della sua “condizione”, ma senza mai cadere in tutte quelle serie di perché che ti logorano il cervello e ti lasciano ferma dove sei. Anzi, ne ha fatto un punto di partenza e non di arrivo. Si racconta, mette insieme file di parole che sfiorano ricordi e sogni e superano tutti gli ostacoli che piegherebbero ognuno di noi. Perché è così, Valentina è coraggiosa. Nata già con la corazza e uno scudo di ironia per conquistare il suo presente.
Ho centellinato ogni pagina, un senso di vuoto si impossessava di me ogni mese che terminavo e la bozza di un sorriso cercava di darmi conforto. Perché questo è un romanzo che fa bene al cuore, perchè Un altro (d)anno è verità.
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