Shirley Jackson. Uno dei nomi più chiacchierati del momento, vuoi anche per la serie su Netflix, torna in libreria grazie alla casa editrice Adelphi. Approfittando di uno sconto in libreria, mi sono portata a casa due titoli, tra cui Abbiamo sempre vissuto nel castello. Si tratta di un romanzo gotico breve, ambientato in un tempo e in un luogo indefinito, e narrato in prima persona dalla giovane Mary Katherine Blackwood. Fin da subito il lettore sarà catapultato in questa casa, lontana da occhi indiscreti, dove vive Mary, insieme alla sorella maggiore, Constance, il loro zio Julian, costretto su una sedia a rotelle e un gatto di nome Jonas.
«Mi chiamo Mary Katherine Blackwood. Ho diciott'anni e abito con mia sorella Constance. Ho sempre pensato che con un pizzico di fortuna potevo nascere lupo mannaro, perché ho il medio e l'anulare della stessa lunghezza, ma mi sono dovuta accontentare. Detesto lavarmi, e i cani, e il rumore. Le mie passioni sono mia sorella Constance, Riccardo Cuor di Leone e l'Amanita phalloides, il fungo mortale. Gli altri membri della famiglia sono tutti morti.»
Tutto nella norma, almeno all’apparenza, se non fosse per un “piccolo” colpo di scena legato al passato: tutti gli altri Blackwood sono morti avvelenati. C’è poco da immaginare, il colpevole sarà per forza uno dei sopravvissuti alla tavola.
I personaggi sono ben caratterizzati sotto l’aspetto psicologico, ma il lettore non conoscerà altro. Se non giusto qualche dettaglio del loro aspetto. Non gli è dato sapere troppo, chi erano e come vivevano prima del “fatto”.
È il primo romanzo che leggo di questa autrice e sicuramente ha catturato la mia attenzione. Si presenta come una favola nera da divorare in pochissimi giorni, non vi aspettate colpi di scena da romanzo horror, perché in questo caso non ne troverete. Abbandonate anche l’idea del sangue, capitoli da brividi e da togliere il fiato o presenze sovrannaturali, in questa storia troverete solo un senso di solitudine e di angoscia che vi accompagnerà fino alla parola fine. Non lo classificherei come un romanzo indimenticabile, anzi, ho trovato parecchi punti poco approfonditi, probabilmente per scelta dell’autrice, che hanno reso la storia meno affascinante e a tratti un po’ piatta. Ma questo non toglie la bravura di affrontare in un romanzo così breve, temi tanto forti come l’alienazione, la paura del prossimo e di essere giudicati, l’isolamento e una giusta dose di follia. Sono proprio curiosa di sapere cosa mi aspetterà nel prossimo libro.
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