Buongiorno!
Oggi torno a parlarvi di libri e cambio anche genere, visto che metterò sotto i riflettori un thriller fresco di stampa. Non ne leggo tanti, anche perchè non tutte le trame mi colpiscono, ma quei pochi che finiscono tra le mie mani riescono sempre a non lasciarmi l’amaro in bocca.
Prendete un tirocinante di cardiochirurgia, affascinante, educato e di buona famiglia, e fatelo incontrare con un agente immobiliare alle prime armi, una ragazza carina, spiritosa, furba e arrampicatrice sociale. Condite il tutto con una mamma chiocchia, orgogliosa dei successi del proprio figlio e spaventata all’idea che qualcuno possa allontanarlo da lei. Mettete in forno per circa 400 pagine e otterrete un thriller psicologico dai continui colpi di scena.
Tre sono i personaggi chiave del romanzo: madre, figlio e fidanzata.
Daniel, il figlio, è il collante di tutto il romanzo, il ragazzo che si trova nell’occhio del ciclone senza saperlo e senza immaginare cosa stia succedendo attorno a lui. Ci viene descritto come un bravo ragazzo, uno studente modello, dotato di un generoso conto in banca che non passa di certo inosservato a Cherry. La nostra Cherry, la ragazza che arriva come un fulmine a ciel sereno e scombussola l’equilibrio della famiglia, o meglio di Laura. La mamma Laura, una donna bella e benestante, che non riesce a mettersi da parte e guardare la soap opera della relazione tra Daniel e Cherry. No, lei non riesce a togliersi dalla testa quella ragazza che sta occupando il cuore di suo figlio, sa che questo attaccamento è quasi morboso e non è fiera dei pensieri che riguardano la fidanzata. Una madre dovrebbe condividere la felicità del proprio figlio. Dovrebbe. E una fidanzata dovrebbe giocare pulito e amare l’interiorità del proprio ragazzo. Dovrebbe.
Laura è il suo ostacolo. Cherry è l’oggetto di disturbo. Due donne e due vendette.
La fidanzata è un thriller psicologico in piena regola, forse non di quelli che non ti fanno dormire la notte, di quelli da scaturire brividi a fior di pelle, ma è talmente ben costruito e avvincente che non si ha l’impressione di leggere un volume di quasi 400 pagine.
Si tratta dell’esordio di Michelle Frances, ma il lettore fa fatica a credere che sia vero grazie a una scrittura fluida, consapevole, minuziosa e matura.
Il talento, che qui dentro ne abbiamo da vendere, è quello di rendere tristemente umani i nostri protagonisti, e in particolar modo le due donne che si “contendono” Daniel. Ci vengono presentati per quello che sono, senza nascondersi dietro una facciata di falso buonismo e mettendo a nudo tutto quello che provano. Il muro cade giù e, facendo un passo, si vede tutto quello che si intravedeva da alcune crepe: insuccessi matrimoniali, odio represso per un’infanzia ingiusta, gelosia, voglia di arrivare, repulsione della propria identità.
Il lettore non ha il tempo di giudicare, non ha il tempo di affezionarsi a un personaggio, quello che manca in questo romanzo è proprio il tempo. Perchè scorre in fretta e ribalta continuamente le carte in tavola, giocando a invertire il ruolo dei buoni e dei cattivi. Questo libro è come una medicina dal sapore amaro, che fai fatica a mandare giù ma che, con il passare dei giorni, capisci che l’hai fatto per stare bene. Bisogna solo capire chi dovrà mandarla giù.
Quello che mi è mancato è stato IL colpo di scena. Fino all’ultima pagina l’ho atteso, quel colpo di scena così grande da farmi innamorare perdutamente di un thriller che aveva tutti gli ingredienti per entrare nel mio cuore. L’ha fatto? Sì, ma con qualche riserva.
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